Come al solito adesso aspettiamo chi ci tolga le castagne dal fuoco. Col califfato islamico a due passi dall’Italia, ormai è chiaro che il conflitto di civiltà è un’ipotesi sempre più possibile. Come ci prepariamo a un tale drammatico scenario? I governi che resistono alle milizie – Libia ed Egitto per ultimi – stanno invocando un intervento delle Nazioni Unite. Stati Uniti ed Europa però non ci sentono. Sbarcare in Libia per alzare un muro difensivo in Africa costa caro. E l’Occidente ha poco sangue nelle vene, pochi soldi da spendere e troppo consenso da perdere per imbarcarsi in una moderna crociata. A Bruxelles, dove si girano dall’altra parte per non vedere i barconi con migliaia di migranti che arrivano così facilmente sulle nostre coste, forse pensano che i jihadisti non sappiano nuotare. Ma non creare oggi un avamposto in Africa domani potrebbe costarci carissimo. Così si torna a invocare una soluzione diplomatica (coi tagliagole?) mentre in realtà si spera che Al Sisi, l’uomo forte del Cairo, faccia la guerra per tutti noi. La vecchia mentalità colonialista insomma: si scannassero tra di loro. Una strategia d’Egitto.
L'Editoriale