L'Editoriale

Specchietti per gli allocchi

Specchietti per gli allocchi

Specchietti per gli allocchi

Dopo Tajani e Schlein, si aspetta ora la mossa della premier Meloni. Che domani, alla kermesse di Fratelli d’Italia a Pescara, potrebbe annunciare la sua candidatura come capolista alle prossime Europee. Ovviamente, qualora eletto, nessuno dei tre ha intenzione di traslocare a Bruxelles. Le loro sono candidature di facciata, specchietti per le allodole – anzi per gli allocchi – a caccia di qualche voto in più funzionale a regolare i conti aperti, chi per un motivo chi per un altro, all’interno dei rispettivi partiti e schieramenti. Il leader di Forza Italia sogna il sorpasso sulla Lega per accreditarsi come seconda forza della coalizione.

La segretaria del Pd sta giocando una partita con le correnti della minoranza dem (in particolare gli ex renziani) che punta a ridimensionare, personalizzando il risultato delle Europee. Sempre che sia positivo. Poi c’è Giorgia Meloni che con la sua candidatura mira, da un lato, a nascondere sotto il tappeto i limiti della mediocre classe dirigente del suo partito e, dall’altro, ad impartire una severa lezione all’ingombrante alleato Salvini alla continua ricerca della ribalta. In perenne campagna elettorale, il segretario della Lega è l’unico dei leader dei primi tre partiti del Centrodestra ad aver rinunciato alla candidatura personale, nascondendosi dietro quella del generale Vannacci. Mettendoci la faccia, un risultato negativo farebbe traballare ancora di più la sua leadership già peraltro a rischio. Ora siate onesti: non vi viene voglia di correre a votarli?