L'Editoriale

Spartiacque Sardegna

L'impressione che si ricava dalla campagna elettorale agli sgoccioli in Sardegna è di una partita all’ultimo voto per i candidati del fronte progressista e di destra.

Spartiacque Sardegna

Avendo a disposizione solo i resoconti dei comizi e i numeri che circolano tra i sostenitori dei vari candidati (i sondaggi sono vietati), l’impressione che si ricava dalla campagna elettorale agli sgoccioli in Sardegna è di una partita all’ultimo voto per i candidati del fronte progressista e di destra, Todde e Truzzu. Nulla a che vedere, dunque, con la marcia trionfale di Solinas nel 2019, quando la maggioranza che sostiene il governo nazionale prese quasi il 48%, lasciando indietro Pd (33%) e 5S (11%).

A poco più di un anno dalla travolgente vittoria elettorale della Meloni, il quadro politico pare dunque quantomeno contendibile, e se ogni competizione amministrativa fa storia a sé, dall’Isola arrivano già più segnali rilevanti per la costruzione di un’alternativa di governo. Un processo faticoso, come dimostra anche l’operazione di disturbo dell’ex governatore Soru. Ma che potrebbe richiedere tempi più stretti del previsto, perché a fine anno la premier entrerà in una morsa fatale tra i conti insostenibili della manovra finanziaria e le fibrillazioni degli alleati, inevitabili se Lega e Forza Italia collasseranno alle Europee.

Questo Giorgia lo sa, e perciò vuole il premierato, che al prossimo giro la blinderebbe, sempre che le urne arrivino quando non avrà ancora dissipato l’attuale vantaggio elettorale. Al popolo sardo, così giustamente fiero della propria autonomia, tocca dunque scegliere tra un sindaco apprezzato e una donna che ha già fatto contare la sua Regione nell’economia e nei due precedenti governi. Ma anche fare da spartiacque per il futuro della politica dell’intero Paese.