di Gaetano Pedullà
Non c’era bisogno della maxi astensione in Emilia Romagna e Calabria per rendersi conto del baratro che separa la politica e gli italiani. Gli scandali che hanno portato le due regioni a tornare alle urne a metà legislatura contano, ma di scandali è piena la storia di questo Paese. E in un modo o nell’altro, turandosi il naso e tappandosi la bocca, alla fine gli elettori sono sempre andati a fare il loro dovere. Perché dunque stavolta un tale rifiuto? Prima di tutto perché tra veti incrociati, burocrazia e lacci e lacciuoli la politica non riesce a rispondere ai problemi. E anche dove si è tradizionalmente più attenti prima agli interessi particolari che a quelli generali, tra tagli e bilanci pubblici in rosso pure le clientele hanno girato i tacchi. Chi si compiace nel vedere la Cgil che riempie ancora le piazze ha chiamato in causa il clima che si respira nel Paese. Il tema reggerebbe se poi a sinistra del Pd si fosse fatto il pieno di voti. La verità piuttosto sembra essere che gli elettori non vogliono più firmare cambiali in bianco. E per tornare alle urne ora aspettano solo risposte, riforme, azioni e fatti concreti.