Ieri partecipavo a una trasmissione tv sul Superbonus, che in caso di problemi si usa come il blu: si mette su tutto. I conti pubblici non tornano? È colpa del Superbonus. Migliaia di famiglie e imprese sono sul lastrico? È responsabilità del Superbonus e ovviamente anche di Conte, seppure Draghi e Meloni l’hanno gestito molto più a lungo, e comunque erano tutti d’accordo, con decine di ministri e parlamentari di destra e sinistra che ne hanno usufruito personalmente. Comincio a spiegare la situazione, cercando di dire che Palazzo Chigi non può cancellare dall’oggi al domani un tale provvedimento e lavarsene le mani, mentre sarebbe bene convocare le banche, le associazioni immobiliari e dei consumatori per aiutare perlomeno chi ha già iniziato i lavori, ma vengo quasi immediatamente sommerso dagli insulti di tale Marco Osnato, l’ennesimo parente del cerchio magico di Fratelli d’Italia, essendo genero di Romano La Russa, fratello di Ignazio, ça va sans dire.
Questo modo di non far parlare chi ha qualunque critica da porre all’esecutivo è sempre più diffuso tra gli esponenti della maggioranza e i loro trombettieri, che buttandola in caciara scappano da una semplicissima domanda: chi è che governa da un anno e mezzo? E come mai in tanto tempo non è stato fatto niente per aggiustare cose che adesso sarebbero così dannose? Per porre questo e altri interrogativi serve però qualcuno che si faccia avanti, possibilmente senza strisciare come fanno tanti opinionisti al soldo di editori che guadagnano con la politica, quando non sono dei politici essi stessi. Perciò nei dibattiti in tv si invitano voci diverse, che però in casi come ieri non lasciano scelta al potente di turno, se non urlare e insultare per coprire le questioni scomode. Per ovviare a questi inconvenienti, la deputata Boschi, di Italia Viva, ha proposto di selezionare gli opinionisti, con un criterio che può avere in mente solo lei, in modo da garantire comunque una “confort zone” agli ospiti politici.
Tanto il potere ha perso il senso di cosa sia il giornalismo, e la responsabilità per chi amministra la cosa pubblica di rispondere del proprio operato ai cittadini, accettando le domande scomode invece che le solite marchette. Uno stile che la nostra tv, anche pubblica, ha abbandonato, a meno che non ci sia da fare pelo e contropelo a chi non fa comodo al sistema. Allora va bene tutto, anche cancellare le repliche previste di trasmissioni come Report. Nell’idea che la stampa è un animaletto da compagnia, e non il cane da guardia del potere.