Siamo fuori dalla recessione. Lo dicono i numeri e di questo possiamo solo essere contenti. Ma se ci guardiamo attorno tutta questa ripresa non la vediamo proprio. Chi ha ragione dunque: l’Istat o Grillo che definisce “balle” i dati sulla crescita? Per fortuna i numeri sono argomenti testardi, e se ci dicono che il Prodotto interno cresce (+0,3% nel primo trimestre), l’occupazione sale (+203mila posti), i mutui aumentano (+50% secondo l’Abi), le immatricolazioni di auto corrono e l’elenco potrebbe continuare a lungo, allora non si può non prendere atto che c’è un’inversione di rotta rispetto alla crisi nera degli ultimi anni. Andando a guardare questi dati più a fondo, vediamo però che ci sono aree del Paese dove le occasioni di lavoro continuano a diminuire, i precari e i disoccupati non hanno nessuna possibilità di accesso al credito e di comprare un auto (per non parlare di fare un mutuo) non se ne parla proprio. La crescita dunque è ancora debole e non uniforme, ma è innegabile che ci sia. Grillo e i sindacati che sparano un giorno sì e l’altro pure sul Governo se ne facciano una ragione.
L'Editoriale