L'Editoriale

Si armi chi può!

Le spese militari non conoscono crisi. Prepariamoci a pagare il conto. Al grido di Si armi chi può!

Si armi chi può!

Tranquilli, ci arriveremo. Stavolta non si tratta di promesse elettorali, revocabili all’occorrenza come se nulla fosse. Tipo il taglio delle accise o il blocco navale. Sul tavolo ci sono impegni presi direttamente con gli Stati Uniti e la Nato. E potete stare certi che saranno onorati. Parola di Giorgia Meloni agli alleati: l’Italia “terrà fede ai suoi impegni” di spendere il 2% del Pil per la difesa. “Ovviamente con i tempi e le possibilità che abbiamo”.

Possibilità ridotte si direbbe. Considerato che, già dalla prossima Manovra, partiremo con un handicap di meno 13 miliardi (o giù di lì) per il contenimento del debito pubblico imposto dal nuovo Patto di Stabilità Ue. Ingoiato come se nulla fosse dal nostro governo dopo aver raccontato che la pacchia per l’Europa era finita. Ma non è tutto. Perché al vertice Nato in corso a Washington, la nostra premier si è spinta persino oltre. Impegnandosi a portare da 1,2 a 1,7 miliardi di dollari gli aiuti all’Ucraina nel 2025. Mezzo miliardo di cui la metà ammonta esattamente al taglio, congelato in campagna elettorale e resuscitato martedì scorso, che, in attuazione della scorsa legge di Bilancio, è riapparso, come denunciato dal Pd, sul tavolo Stato-Città.

Per la gioia dei sindaci, a partire da quelli di centrodestra. Il tutto mentre l’Ocse certifica la disastrosa situazione italiana sul fronte dei redditi – diminuiti del 6,9% su base reale dal 2019 ad oggi – con paghe sempre più da fame e il Sistema sanitario nazionale è alla canna del gas. Ma le spese militari non conoscono crisi. Prepariamoci a pagare il conto. Al grido di Si armi chi può!