Nell’Italia di Giorgia Meloni essere poveri, anziani, giovani, donne, e a maggior ragione madri, pare essere una colpa. Se invece sei un imprenditore di un lido, un tassista, uno che evade le tasse o una banca, tutto è perdonato. L’operazione di smantellamento del Reddito di cittadinanza ha svelato una ferocia sociale delle destre che rischia di ripetersi con l’assegno unico per i figli. Benché abbia smentito di voler mettere mano alla misura di Draghi, con la scusa dell’Europa che ne ha criticato l’impianto, il governo sta pensando di ridimensionarla. Siamo sempre alle solite: far cassa sul welfare state.
Ma smontare l’assegno unico, in presenza di buste paga da fame anche per l’ostinazione del governo a dire no al salario minimo, significa aggravare l’inverno demografico dell’Italia. Alla faccia dei proclami della premier e della sua ministra Roccella sulla guerra alla denatalità e sul quoziente familiare. Smontare l’assegno unico sarebbe l’ultimo tassello di politiche inaugurate da questo governo che vanno in direzione ostinata e contraria alle donne e alle famiglie.
Prima ci sono state le picconate a Opzione donna, gli asili nido fantasma, i bonus per le madri lavoratrici che tagliano fuori le precarie e le autonome, l’inasprimento della tassazione su pannolini, latte in polvere, assorbenti. Una lunga sfilza di misure emblematiche di quanto Giorgia, madre e cristiana, non solo non abbia fatto nulla per le donne, ma anche di quanto abbia remato contro di loro.