Se non fosse che se ne scrive dalla fine dell’800, senza mai passare ai fatti, stamattina ai calabresi e ai siciliani che hanno ancora l’abitudine di sfogliare un quotidiano potrebbe prendere un colpo. Come ampiamente strombazzato dal ministero di Salvini, oggi i giornali locali pubblicano gli avvisi di esproprio delle aree necessarie per costruire il Ponte sullo Stretto.
Da qui partiranno sessanta giorni per le eventuali osservazioni, e poi i termini per i ricorsi in ogni grado di giudizio, che in Italia notoriamente non sono velocissimi. Quello che conta però è riuscito, insieme all’ennesima presa per i fondelli di tutto il Sud. Saltata la posa della prima pietra in tempo per le elezioni europee, bisognava rimediare con altro fumo, e così ci si è rifugiati nelle pastoie burocratiche stampate sui giornali. L’importante era far vedere che qualcosa si muove, e pazienza se è rimasta nel cassetto l’unica cosa che si doveva pubblicare davvero: un nuovo bando di gara europeo con le caratteristiche tecniche aggiornate a un progetto già vecchio di oltre un decennio, e quindi superato prima ancora di nascere.
Le urne però non aspettano, e il ministro dei Trasporti rischia grosso se Forza Italia supera la Lega. Dunque, via a tutta propaganda, soprattutto nelle regioni dove i berluscones sono più forti. E senza risparmio nei colpi bassi, come l’ultimo ai spese della Meloni, a cui il Carroccio ha strappato appena ieri un eurodeputato siciliano uscente, Stancanelli, per candidarlo sotto la bandiera di Alberto da Giussano. Intanto gli ospedali sono da incubo, il Mezzogiorno resta una delle aree più depresse del nostro continente e non c’è un euro per trattenere i giovani più capaci costretti a cercar fortuna all’estero.
Quello che interessa a certi politici sono solo le poltrone, a costo di buttare miliardi in un’opera pressoché inutile come il Ponte. Una cattedrale nel deserto, semmai nascerà davvero, come le superstrade che proprio in Sicilia si interrompono nel nulla, buone a fare belle inaugurazioni e a spendere fortune. Ma poi dello sviluppo economico non si vede traccia, perché manca un disegno fatto bene. E allora ci si rifugia in quello del Ponte, anche se neppure questo è poi un granché.