Che brutto film che davano ieri nella trasmissione di Porro: il sedicente assassino del Governo, Matteo Renzi, doveva dirci finalmente come e quando premerà il grilletto, ma dopo una quaresima di parole non abbiamo nemmeno capito se il delitto ci sarà davvero, per non parlare del movente, visto che di richieste su come spendere i fondi europei, pretese nei Servizi segreti e nel sottogoverno non si è detto niente.
Perciò non bisogna essere giocatori di poker per capire che lo statista di Rignano sta bluffando, e seppure disperato per aver dilapidato in poco tempo una considerevole posta elettorale, non può permettersi di gettare all’aria il tavolo, lasciando la partita per sempre. Un quadro chiaro, che però un certo establishment finge di non vedere, e anzi su molti giornali e in tv viene confuso.
Prendiamo Repubblica – un esempio per tutti – che ieri titolava a tutta prima pagina: “Il Conte bis a fine corsa. Il premier cede su Recovery Fund e delega ai Servizi ma tratta un rimpasto”. Uno che legge pensa “vabbè, è finita, si prepari un Cottarelli qualunque”. Poi però se si ragiona strafottendosene delle letture a senso unico del quasi monopolio della stampa nazionale, i conti su un nuovo Esecutivo non tornano.
E cedere persino su un rimpasto adesso sarebbe inspiegabile agli italiani alle prese con nuove chiusure per la pandemia. Ma a Repubblica possono allenarsi sui numeri raccontando quanto si metterà in tasca l’editore Elkann grazie all’accordo con Peugeot che chiude definitivamente la storia italiana di quella che è stata la Fiat.