L'Editoriale

RenzElly

RenzElly

Stupì non poco lo stupore con cui gli ex renziani del Pd rimproverarono, solo qualche mese fa, alla segretaria Elly Schlein di fare ciò per cui si era candidata alle primarie del Partito democratico. Cioè riportare i dem sulla retta via della sinistra dopo la sterzata (a destra) impressa dai suoi predecessori (Renzi in testa).

Motivo dello stupore, la firma apposta da Schlein in calce al referendum promosso dalla Cgil per archiviare il Jobs Act. Cioè la legge con la quale il governo Renzi riuscì, laddove Berlusconi aveva fallito, a cancellare l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori che sanzionava con la reintegra i licenziamenti senza giusta causa.

Forse dimenticando che nel 2015 – o magari fingendo di non ricordare – che fu proprio Schlein a lasciare il Pd in seguito a quella discussa riforma del mercato del lavoro. Per poi rientrare nel partito, scalando la segreteria, con l’ambizione di cambiarlo. Una scelta che, sulle pagine di questo giornale, commentammo a nostra volta con altrettanto stupore, ma positivamente: “Elly dice (e fa) qualcosa di sinistra”.

Eppure, pochi mesi dopo, sembra già passata un’era geologica. Dall’abbraccio in campo con Matteo Renzi, si inseguono le voci di un ritorno del rottamatore (di se stesso) nel Pd. Nonostante, sondaggi alla mano, il rientro dell’ex segretario farebbe perdere ai Dem più elettori di quanti ne porterebbe in dote. Un’ipotesi che Elly non conferma né smentisce. Ma sulla quale si limita ad essere evasiva.

Come lo è stata perfino lunedì nell’incontro con i metalmeccanici della Fiom. Il braccio operaio della Cgil con cui Schlein ha provato a riallacciare il filo di un dialogo interrottosi proprio ai tempi di Renzi.

“Il problema non è il Pd in quanto tale, il problema nostro era il Pd che con Renzi faceva il Jobs Act o che diceva tramite un suo esponente che tra gli operai e Marchionne, sceglieva di stare dall’altro lato”, ha ricordato il segretario generale della Fiom Cgil, Michele De Palma.

Parole che fanno il paio con quelle rivolte solo pochi giorni fa da Pier Luigi Bersani a Schelin: “Sei sicura che il Pd è vaccinato dal renzismo?”. Quattro mesi fa avremmo scommesso di sì. Ora le certezze vacillano sotto l’incubo del RenzElly.