Secoli di guerre, di sogni e grandi ideali per affrancarci dal despotismo del monarca di turno si frantumeranno domani davanti a un nuovo Sire che si chiama Europa. Come un Re che a suo insindacabile giudizio concede o nega il suo favore, questa Europa dovrà dire ai greci se possono o no avere più tempo per fare le loro riforme. L’idea di un continente solidale e unito (si chiama Unione europea, no?) è finita per trasformarsi in un moderno Nerone che indica col pollice su o giù il destino di un gladiatore. Indifferente alla richiesta di un’intera nazione e per anni sorda alle sofferenze di milioni di suoi cittadini, questo despota ha imposto le più fallimentari politiche del rigore e lasciato sul lastrico famiglie e imprese. In cambio di cosa? Di una moneta comune che doveva difenderci e ha finito per diventare la nostra prima nemica. Di una solidarietà che lascia morire di freddo i migranti. Di una equità che ha portato Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia e molti altri al record storico di disoccupazione mentre Germania e i Paesi del Nord sono alla piena occupazione. Ci sarà perciò poco da stupirsi se a una monarchia così prima o poi faranno saltare la testa.
L'Editoriale