di Gaetano Pedullà
Viste da New York le bassezze della politica italiana e delle sue truppe di complemento, sindacati e direttori di giornali che improvvisamente si mettono a sparare sul governo, devono sembrare davvero poca cosa. Il mondo è in guerra e l’Europa tanto divisa e indietro di anni rispetto al colosso americano. Naturale che Renzi non abbia trovato tempo per rispondere alle polemichette di giornata: dalla proposta di Grillo alla minoranza del Pd per colpire insieme il premier, ai sospetti di coperture massoniche avanzati dal direttore del Corriere della Sera. Un pugno dato a freddo, approfittando della grande attenzione sul quotidiano milanese per il cambio di formato, privo però di quei riscontri senza i quali un giornale non può essere autorevole. Ma De Bortoli, a cui l’ex amico Luigi Bisignani ha dedicato un libro “Il direttore”, forse su grembiuli e compassi sa cose che restano nascoste ai lettori del suo giornale. A cominciare da cosa vogliono da Renzi quei poteri forti che proprio utilizzando il Corsera licenziarono Enrico Letta (con le anticipazioni del libro di Alan Friedman) per spedire il sindaco di Firenze a Palazzo Chigi senza passare dalle urne. L’invito di De Bortoli al premier, perchè faccia gioco di squadra e quindi finisca per annacquare le riforme nei compromessi con cui si va avanti da decenni, arriva però nel momento sbagliato. La stessa Camusso si è resa conto che alzare la tensione fa il gioco del Presidente del Consiglio, spingendolo verso le urne. Dove farebbe bene ad andare. Per questo ieri la Cgil ha aperto a una sospensione a tempo dell’articolo 18. Più che una concessione. Sul fronte del Pd, la risposta di Cuperlo a Grillo dice tutto: far cadere Renzi sarebbe da irresponsabili. Dunque cosa vuole chi gioca al massacro? Fermare le riforme? Non è un bel titolo di giornale.