E venne il giorno che pure per il governo dei miracoli, del boom economico, dei due anni di grandi successi, nemico dell’amichettismo di sinistra (ma che non disdegna quello di destra), della nuova egemonia culturale, travolta dal gossip della telenovela estiva andata in onda sul set del competente ministero (passato di mano da un fedelissimo all’altro di Giorgia), della corsa al riarmo, delle accise sui carburanti che dovevano abolire ma che invece aumenteranno sul diesel, del Reddito di cittadinanza metadone di Stato, la propaganda arrivò al capolinea. Con una fermata d’emergenza alla stazione della realtà. E nella narrazione delle eroiche gesta del primo governo sovranista della Repubblica, alla vigilia dei primi due anni dall’insediamento, irruppe niente meno che lo spettro dei “sacrifici”. Sdoganati da un pensieroso ministro Giorgetti, intento ad assicurare però che i suddetti sacrifici stavolta saranno “per tutti”. Su chi siano i “tutti” ai quali il governo si appresta a chiedere di tirare la cinghia, una mezza idea arriva dai sindacati.
“Palazzo Chigi e il Mef avevano davanti un bivio: tagliare la spesa o andare a prendere le risorse dove sono, azionando la leva redistribuiva del fisco su profitti, extra-profitti, grandi ricchezze, rendite, lotta all’evasione e una vera progressività ed equità fiscale. Si è scelta la prima strada: quella di un’austerità selettiva scaricata su lavoratori e pensionati che, dopo aver subito un brutale impoverimento a causa dell’inflazione, continueranno ad essere colpiti da tagli a un welfare sempre meno pubblico. Per altri, invece, si continua a escogitare ogni strumento possibile per consentire loro di evitare di pagare quanto dovuto al fisco”. Parola del segretario confederale Cgil Christian Ferrari che ieri, in audizione davanti alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato ha bocciato il Piano strutturale di bilancio del governo (leggi pezzo a pagina 3). Un Piano che, secondo i colleghi della Uil, “difficilmente porterà quella crescita di cui il Paese ha fortemente bisogno”. Insomma, i nodi vengono al pettine. E visti i precedenti, in tema di promesse mancate, il governo eviti di gridare al complotto se, pure sui “sacrifici per tutti”, qualcuno dovesse permettersi di dubitare.