L'Editoriale

Poteri forti al comando

Poteri forti al comando

Poteri forti al comando

Riferimenti prevedibili. Dalle deportazioni annunciate dei migranti alla cancellazione dello ius soli, dalla demonizzazione del green deal alla crociata contro la teoria transgender fino alla promessa di piantare la bandiera Usa su Marte. Ma ci crede davvero, in qualche modo, il 47esimo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, al suo ritorno quasi messianico sulla scena politica americana e internazionale. L’uomo della provvidenza, sopravvissuto persino ad un attentato, per riportare negli Stati Uniti una nuova età dell’oro. Cominciando dalla guerra promessa, e ora dichiarata, al deep state. L’occhio per occhio che ora il tycoon vuole calare sulla burocrazia americana che in qualche modo considera responsabile della sua persecuzione giudiziaria e che vorrebbe rimpiazzare con la tecnocrazia della Silicon Valley.

Con i Musk, i Bezos gli Zuckerberg e più in generale con i signori delle Big Tech. Un potere, ancora più forte di quello che lo ha preceduto, cresciuto sotto gli occhi dei Dem e che solo ora, con la destra al governo, la sinistra addita come nemico della democrazia. Resta semmai la subalternità anche della nuova amministrazione Usa, che ha abdicato al primato della politica in favore dei miliardi delle grandi multinazionali della tecnologia destinate a tirare i fili all’ombra di Trump per i prossimi quattro anni. In una sorta di internazionale sovranista alla cui corte è stata ammessa, unica leader europea, solo la premier italiana Giorgia Meloni. Che, con i tempi che corrono, è saltata sul carro dei vincitori. Nonostante i rischi: l’isolamento Ue e la stessa subalternità di Trump al Musk di turno.