Per fortuna che era Conte quello che prendeva decisioni col favore delle tenebre. Il mondo era in mezzo a una pandemia e si navigava a vista tra migliaia di morti e il Paese in lockdown. Ieri che c’era da varare una Manovra economica ordinaria, per la quale la Meloni in campagna elettorale diceva di essere “pronta” e i suoi generosi (all’epoca) alleati promettevano mare e monti, fino a notte si spostavano miliardi da una voce all’altra del bilancio dello Stato, e di certo non c’era nulla.
Unici indizi, un palese disprezzo per la povera gente a cui sarà tagliato il Reddito di cittadinanza, mitigato solo dalla paura di mettere il coperchio su una pentola dove bolle un’enorme tensione sociale. Così sapremo solo stamattina, sempre che ce l’abbiano fatta, quali misure sono state prese, e chi pagherà il conto di una legge finanziaria che si annuncia in perfetto stile Draghi, di gran lunga più attenta ai mercati piuttosto che ai cittadini.
Alla faccia del sovranismo e delle altre supercazzole che ci raccontano da anni. Con i mini tagli al cuneo fiscale chi ha un lavoro si farà una pizza, mentre chi ha festeggiato per l’azzeramento dell’Iva su pane, pasta e latte (sparata a nove colonne sui giornali delle destre) si accorgerà che il risparmio è in media di venti euro l’anno a famiglia.
Sempre che nella notte, presi da un attacco di fame, non si siano rimangiati anche questo annuncio. Con il Paese ancora in leggera crescita Meloni e compagni non hanno saputo fare di più. Non meravigliamoci se l’anno prossimo, secondo quasi tutte le stime, saremo in recessione.