Con una risposta in perfetto burocratese, il ministro dell’Interno, Piantedosi, ha liquidato in Parlamento la strage dei migranti al largo di Cutro, scaricando la responsabilità sull’agenzia Frontex. Nessuno chiese soccorso – ha detto in sostanza il responsabile del Viminale – e quindi nessuno si mosse, in linea con le procedure. Come dire: l’intervento è riuscito ma il paziente è morto.
La Procura di Crotone, che sta indagando sul naufragio, ha in mano però diversi elementi che non tornano. Dalle foto del natante si capiva chiaramente la presenza di persone a bordo, come segnalato proprio da Frontex. Sul mezzo non si vedevano salvagente o altre dotazioni di sicurezza, mentre le condizioni del mare rendevano impossibile la navigazione alle ben più equipaggiate motovedette della Guardia di Finanza.
Pertanto la gestione burocratica dell’imbarcazione in balia del maltempo – trattata come di eventuale interesse per la polizia – fa a pugni con la logica di chi conosce minimamente i pericoli della navigazione, e di fatto ha abbandonato i passeggeri di quello scafo al destino peggiore.
Non basta, dunque, sostenere di aver svolto meccanicamente i compitini stabiliti dai protocolli per dimostrare di aver fatto il minimo sindacale nell’impedire un naufragio più che prevedibile. Anche se c’è chi è riuscito a far di peggio: Salvini scappando dal confronto parlamentare e la Meloni coprendo i suoi ministri e un sistema che pare fatto apposta per lavare la coscienza a chi non fa una ceppa per salvare le vite in mare.