L'Editoriale

Omeopatia elettorale per la salute

Si potrebbe definire un decreto omeopatico, come le gocce al 99% fatte di acqua che promettono guarigioni miracolose.

Omeopatia elettorale per la salute

Si potrebbe definire un decreto omeopatico, come le gocce al 99% fatte di acqua che promettono guarigioni miracolose. Che poi si tratti di un decreto che ha a che vedere con la salute degli italiani aggiunge imbarazzo. Ma tranquilli, c’è spazio per imbarazzarsi ancora poiché le decisioni uscite ieri dal Consiglio dei ministri sulle liste di attesa in Sanità prevedono un esborso pari a zero.

L’unica misura per la quale è richiesta una copertura, di circa 250 milioni, è quella che riduce le tasse al 15% per i camici bianchi che fanno intramoenia finalizzata a ridurre le liste di attesa, spingendo ancora sull’uso privatistico della sanità pubblica. Ma non è tutto. Il decreto sulle liste d’attesa che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni sventola per accelerare la sua rincorsa alle elezioni europee non è stato scritto di concerto con le Regioni come pubblicizzato. Chi lo dice? Le Regioni. “Ci si risparmi almeno l’imbarazzo di dover smentire ogni riferimento alla concertazione con le Regioni. Ci riuniremo nei prossimi giorni e faremo pervenire le nostre proposte di modifica del decreto concordate in modo unanime”, dice a chiare lettere il coordinatore della Commissione salute della Conferenza delle Regioni, Raffaele Donini.

Così dai numeri usati dalla propaganda di governo – che sul nostro giornale con fatica ci impegniamo tutti i giorni a verificare e spesso a confutare – ora siamo passati ai decreti senza soldi che hanno come unico fine quello elettorale. Credere che parole scritte su carta senza denaro contante possano risolvere il problema di una Sanità martoriata dai tagli subiti nel corso degli anni è un gioco di prestigio che può durare qualche settimana, solo per il tempo di chiudere le urne della corsa a Bruxelles. Le liste d’attesa si ingolfano per i medici che mancano, perché quelli che ci sono vengono pagati poco e male, perché il privato si sta mangiando il Servizio sanitario nazionale. Come ovviare alla carenza di medici nella Sanità pubblica? La risposta è facile, lapalissiana. E quella del governo è quella sbagliata.