L'Editoriale

Non gli resta che piangere

Gentiloni mette in riga Giorgetti: “Il nuovo Patto Ue è anche opera tua”. Il ministro all’attacco dell’Europa anche sul Pnrr.

Non gli resta che piangere

A sistemare per le feste Giancarlo Giorgetti ci ha pensato Paolo Gentiloni. Tanto il ministro dell’Economia quanto il commissario Ue erano ieri presenti al meeting di Rimini. Invitati a intervenire in due panel differenti. Il primo a parlare, sfortunatamente per lui, è stato Giorgetti.

Che ha offerto a Gentiloni la possibilità di replicare a dovere. Giorgetti, buttandola in caciara come spesso gli capita, è partito all’attacco dell’Europa su due terreni per l’Italia meloniana scivolosissimi, vale a dire il Patto di stabilità e il Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Partiamo dal primo. Nel nuovo Patto di stabilità Ue, dice Giorgetti, “il pensiero lungo e il concetto di investimento non sono adeguatamente valutati” e “questo costringe gli Stati nazionali a fare valutazioni, inevitabilmente, di breve e corto respiro”.

Eppure, quando a dicembre dello scorso anno l’Ecofin ha dato il via libera al nuovo Patto, Giorgetti aveva diffuso un comunicato sostenendo che le nuove regole contemplavano “alcune cose positive e altre meno”. E che “l’Italia ha ottenuto però molto e soprattutto quello che sottoscriviamo è un accordo sostenibile per il nostro Paese volto da una parte a una realistica e graduale riduzione del debito mentre dall’altra guarda agli investimenti specialmente del Pnrr con spirito costruttivo”. A ricordare al ministro le sue parole, e soprattutto che quel Patto che ora critica lo ha sottoscritto, non sono solo le opposizioni.

La memoria corta di Giorgetti sul Patto Ue

“Domandina semplice semplice a Giorgetti: ma allora perché ha votato per un Patto di stabilità che per l’Italia sarà una camicia di forza? E domandina semplice semplice anche a Giorgia Meloni: ma non era finita la pacchia per l’Europa?”, chiede il senatore Mario Turco, vicepresidente del M5S.

Ma glielo ricorda anche Gentiloni che di quel Patto è un po’ il regista e il guardiano. “La collaborazione con il ministro Giorgetti è sempre stata ottima. Posso dire che abbiamo lavorato insieme molto bene e che Giorgetti ha avuto un ruolo importante nella definizione del nuovo Patto di stabilità, rappresentando l’Italia e sostenendo il nuovo Patto a nome dell’Italia”, punge Gentiloni.

Che poi, contestando le parole di Giorgetti nel merito, aggiunge: “Io penso che il nuovo Patto abbia in realtà l’impulso a lavorare sul medio e lungo periodo: parliamo di un piano pluriennale di 4 o addirittura 7 anni che i diversi Paesi devono presentare alla Commissione nelle prossime settimane, cioè adesso. Quindi penso che sia una prospettiva di lungo periodo”.

Altro tasto dolente pe ril governo: il Pnrr

Secondo tema. Il Pnrr è un tasto dolente per il governo di destra-centro, dal momento che finora l’esecutivo non ha certo brillato per lo sprint impresso ai progetti che il Piano contiene. “Potrei riempirvi di titoli di piani e progetti che ricordano i piani quinquennali dell’Unione sovietica, scusate la battuta”, dice il ministro dell’Economia sulla parte del Pnrr relativa alla formazione. Gentiloni fa fatica a crederci.

“Che il Pnrr sia fatto di interventi sovietici mi pare una battuta, del resto conosco bene il ministro Giorgetti e le sue battute. È una cosa molto importante per l’Italia, sono 190 miliardi di Eurobond: qui vicino c’è il Rubicone, c’è stato l’attraversamento del Rubicone da parte dell’Unione Europea sull’emissione di Eurobond e sapete che l’Italia ne è il principale beneficiario”, nota Gentiloni.

“Certo, – osserva – se non riuscissimo a spendere questi quattrini, attuare questi investimenti, allora ci sarebbe un problema di burocrazia, ma da parte nostra, non da parte di chi ha immaginato i progetti, cioè i governi italiani e chi li ha autorizzati, cioè la Commissione europea”.

A buon intenditor poche parole. Ma le punture di spillo del commissario Ue non finiscono qui. Se in Europa c’è chi per crescita economica fa peggio di noi (la Germania), l’Italia ha ben poco da rallegrarsi per qualche decimale in più anche perché il suo vero tallone d’Achille rimane il debito pubblico, che sfiora i 3000 miliardi, e non si intravede al momento alcuno sforzo per ridurlo.

La puntura di spillo di Gentiloni sul debito e sulla crescita

Negli ultimi periodi, “l’Italia ha avuto dei buoni livelli di crescita, non mi metterei a fare grandi elucubrazioni sulla differenza tra la crescita in Italia e la crescita in Francia, perché sono veramente molto simili, una cosa è certa e cioè noi abbiamo in particolare più di altri Paesi da tenere insieme la necessità di spingere la crescita e la necessità di controllare il debito pubblico”, spiega Gentiloni.

“Quindi – osserva – se c’è un punto su cui l’Italia è particolarmente esposta è quello di un debito pubblico che dopo quello greco è il più alto dell’Unione europea e a differenza di quello greco non ha ancora imboccato come deve imboccare nei prossimi dieci anni una via sicura di graduale riduzione”.

E non è finita. Il partito di Giorgetti è la Lega, partito sovranista e anti-europeista per eccellenza. “Qualcuno dice che scommettere sul ruolo maggiore dell’Ue alla fine vuol dire ridimensionare il ruolo dei Paesi”, ma invece “scommettere sull’Unione europea e sovranità Ue non è assolutamente ridimensionare il ruolo di un Paese come l’Italia, anzi, i veri patrioti sono i veri europeisti”, conclude Gentiloni.