Giorgia Meloni si dice “fiera di quanto fatto” sul Pnrr e ricorda che “la fase due non ammette errori e ritardi”. Esulta anche il ministro Fitto, che con il Pnrr spera di avere abbastanza rincorsa per meritarsi un posto a Bruxelles. Scorrendo le dichiarazioni si potrebbe credere di essere di fronte a un trionfo. E invece no, non è così.
Partiamo dai numeri: nel 2024 è stata effettuata una nuova revisione del Pnrr che ha influenzato anche la programmazione dei flussi finanziari. Attualmente, scrive Openpolis, il 56% delle scadenze del Pnrr sono ancora da completare, con molte posticipate al 2025 e 2026.
Nel contesto del piano europeo Next Generation EU, all’Italia spettano 194,4 miliardi di euro, distribuiti in diverse rate condizionate al raggiungimento di specifici traguardi e obiettivi verificati semestralmente dalle istituzioni europee. Dopo il versamento della quinta rata, che deve ancora essere autorizzato dal Consiglio dell’Unione Europea, l’Italia avrà incassato 113,5 miliardi di euro.
Nel 2023, il governo ha operato una significativa revisione del Pnrr italiano. Dopo l’approvazione di tale modifica, l’erogazione della sesta rata doveva essere condizionata al completamento di 39 scadenze per un valore di circa 9,2 miliardi di euro. Tuttavia, la richiesta italiana è stata inferiore di 700 milioni di euro rispetto al previsto. La revisione del 2024 ha comportato una riprogrammazione del quadro delle scadenze fino al giugno 2026, influenzando i flussi finanziari delle future rate.
Questa riprogrammazione non ha risolto tutte le criticità. Più della metà delle scadenze relative alla realizzazione del Pnrr devono ancora essere conseguite. È quindi cruciale proseguire nell’attività di monitoraggio. A giugno 2026 è previsto il completamento di 173 scadenze, un obiettivo ambizioso e rischioso.
Le modifiche del 2024, passate quasi inosservate, hanno interessato 24 misure. L’investimento “Partenariati per la ricerca e l’innovazione – Orizzonte Europa” è stato eliminato per insufficienza di domanda, mentre altre misure sono state riprogrammate. L’importo della sesta rata è stato ridotto di 700 milioni di euro rispetto alla versione del 2023.
Il nuovo programma di erogazione delle risorse Pnrr prevede che l’Italia debba incassare 28,6 miliardi di euro entro la fine del 2024. Anche se la quinta rata ha visto un incremento di 500 milioni di euro, passando da 10,6 a 11,1 miliardi, l’importo totale è ancora inferiore rispetto al cronoprogramma iniziale di 6,9 miliardi di euro.
Per ottenere tutti i fondi del Pnrr, l’Italia deve realizzare 618 traguardi e obiettivi suddivisi su 10 rate. Supponendo che non ci siano problemi sull’ottenimento dei fondi legati alla sesta rata, le scadenze ancora da conseguire sarebbero 349. La settima rata, da richiedere entro la fine dell’anno, ha visto una riduzione delle scadenze programmate da 74 a 69.
Il governo italiano ha adottato misure per accelerare l’implementazione del Pnrr, inclusa l’eliminazione di alcuni progetti per ridurre il rischio di mancato completamento entro il 2026. Tuttavia, le motivazioni per il definanziamento di specifiche misure non sono sempre chiare, come rilevato dal Prof. G. Viesti dell’Università di Bari. Con il decreto Pnrr quater, il governo ha anche previsto l’uso di poteri sostitutivi e il commissariamento delle opere in ritardo.
La Corte dei Conti ha evidenziato ritardi significativi nella realizzazione dei progetti pubblici, un settore tradizionalmente lento per l’amministrazione pubblica italiana. Nonostante l’Italia sia riuscita a ottenere i fondi relativi alle prime cinque rate del Pnrr, il futuro e i risultati sono meno facili e meno scontati di come vengono raccontati. I numeri parlano, per questo sono così odiati dalla propaganda.