Non sappiamo quale strada decideranno di intraprendere i 5 Stelle quando domenica prossima, giornata conclusiva della Costituente voluta dal leader Giuseppe Conte, si tireranno le somme sui dodici quesiti sottoposti al vaglio degli iscritti. Quel che è certo è che l’assise del fine settimana rappresenta per il Movimento un punto di non ritorno.
Un bivio tra la prosecuzione – e il rilancio, almeno nelle intenzioni di Conte – e la fine di un’esperienza politica – evocata dal garante Beppe Grillo – di un’esperienza politica che ha segnato per un decennio, a prescindere dai giudizi personali, la politica italiana. Un deccennio iniziato con un “Vaffa” che ha conquistato, grazie alla visionaria intelligenza di Casaleggio e le straordinarie doti comunicative di Grillo, un terzo dell’elettorato (alle politiche del 2018) e il governo del Paese.
L’apice di un successo a cui è seguito un progressivo declino, certificato dalle misere percentuali raccolte, per restare alla recente attualità, alle ultime Regionali in Emilia-Romagna e Umbria. E accelerato dalla scellerata decisione del garante di spingere il Movimento all’abbraccio mortifero del governo Draghi. Con la scusa di presidiare le riforme dei due esecutivi guidati da Conte, i 5 Stelle si sono trovati a fare i conti con il loro progressivo smantellamento, iniziato con l’ammucchiata messa insieme intorno all’ex banchiere e proseguito poi con l’arrivo di Meloni a Palazzo Chigi.
Dalla distruzione della legge Spazzacorrotti, picconata prima dalla Cartabia con l’introduzione dell’improcedibilità, e poi da Nordio con l’abolizione dell’abuso d’ufficio e il depotenziamento del traffico di influenze. Alla demolizione del decreto Dignità, che ha prodotto un progressivo ritorno alla precarizzazione del lavoro. Dall’abolizione del Reddito di cittadinanza e conseguente impennata della povertà. Al tetto ai contanti alzato a 5mila euro (dall’attuale governo), oltre ad una ventina di condoni fiscali, contro il cashback di Conte per favorire i pagamenti elettronici e contrastare l’evasione.
Un riassunto da tenere a mente domenica prossima. Quando si chiuderà la votazione degli iscritti e i vertici dovranno tirare le somme per tracciare la nuova rotta di un Movimento di cui, nonostante tutto, il Paese ha ancora bisogno.