Come quei sindaci che aggiustano le strade solo a pochi giorni dal voto, la Banca centrale europea (Bce) pare intenzionata a limare il costo del denaro il prossimo 6 giugno, cioè esattamente mentre si aprono le urne per eleggere il nuovo Parlamento Ue.
Una solenne presa in giro perché l’economia avrebbe bisogno di ben più decisi sostegni, soprattutto in Italia e in Germania, dove la crescita langue non solo per gli alti costi dell’energia dovuti alla guerra in Ucraina. Se i tedeschi pagano la riottosità negli anni scorsi ad avviare molte opere pubbliche, per le regole del rigore nei bilanci, nel nostro Paese stiamo facendo anche di peggio, avvitandoci in una spirale regressiva.
L’ultima a suonare l’allarme è stata ieri la Banca d’Italia, secondo cui il Pil 2024 salirà di circa la metà rispetto alle stime del governo. E rincara la dose l’Istat, che registra nel primo anno delle destre al governo il minimo storico nella capacità di risparmio degli italiani, anche perché le imposte sulle famiglie sono aumentate di 24,6 miliardi, alla faccia di chi prometteva di ridurre le tasse, le accise e gli sprechi.
Qui, in particolare, si sta aprendo un nuovo capitolo, con le maxi-truffe che cominciano ad affiorare sui fondi del Pnrr. Ai tempi del Reddito di cittadinanza, quando si scopriva qualche poveretto che incassava pochi euro senza i requisiti, c’era subito chi chiedeva di abolire gli aiuti ai poveri e ai fannulloni sul divano. Voci che ora per coerenza potrebbero pretendere l’abolizione del Pnrr. Ma per fortuna, almeno questa volta, a destra la coerenza è merce rara.