Mentre a Bruxelles Popolari, Socialisti e Liberali si apprestano, salvo sorprese, a blindare il bis di Ursula von der Leyen alla guida della nuova Commissione Ue fotocopia di quella vecchia, a Roma Giorgia Meloni, che prometteva di rivoluzionare l’Europa, ora si lamenta per essere stata tagliata fuori dal banchetto delle nomine da quelli contro i quali tuonava in campagna elettorale.
Paradossi incrociati di una politica con la “p” minuscola, che ha ormai elevato a mantra gli interessi di bottega a discapito di quelli collettivi. Così, piuttosto che cambiare registro alla luce del risultato elettorale che ha segnato un preoccupante avanzamento dei partiti di destra e di estrema destra un po’ in tutta Europa, terremotando il governo tedesco e quello francese, i vari Macron e Scholz fingono che non sia successo niente.
E come l’orchestra sul Titanic che affonda, suonano l’ultimo valzer al gran ballo di Bruxelles nella speranza di ritardare l’inevitabile inabissamento dopo il rovinoso schianto. Figlio di una politica cieca che si è distinta negli ultimi anni per il ritorno alla fallimentare ricetta dell’austerity e l’ostinato prolungamento della folle guerra per procura contro la Russia in Ucraina a spese degli europei.
Verrebbe voglia di dare ragione a Giorgia quando lamenta la conventio ad excludendum orchestrata dalla brigata dei (politicamente) morti viventi – i suddetti Macron, Scholz & C. – nei confronti dell’Italia. Se poi non tornasse alla mente l’altra faccia della Meloni.
Quella che tuonava contro le sanzioni alla Russia imposte dagli Usa sulla pelle degli europei per poi diventare la più fedele alleata di Biden. La stessa Giorgia delle gite con Ursula in giro per l’Italia. A braccetto in elicottero a sorvolare le aree alluvionate dell’Emilia Romagna. Di nuovo insieme a Lampedusa a prescrivere “soluzioni serie, complesse, durature” contro l’immigrazione clandestina. Di nuovo mano nella mano, un anno fa, dal presidente-autocrate Saied per firmare il memorandum sui migranti con la Tunisia.
E a sentirla tuonare adesso contro l’accordo per il bis di von der Leyen viene da chiedersi se sia la stessa persona. Poi realizzi che è sempre la solita Meloni. Double face.