L'Editoriale

Meloni al bivio

Meloni al bivio tra il sostegno a Ursula e l'abbraccio con la Le Pen. Ma in ballo non c'è solo il futuro politico della premier

Meloni al bivio

Deglutire l’amaro calice del sostegno al bis di Ursula von der Leyen per Giorgia Meloni non sarà affatto semplice. Soprattutto dopo essersi presentata alle elezioni Ue, invocando un referendum (vinto) su se stessa e su un diverso modello di Europa.

E dopo aver appena incassato il primo via libera al Premierato che spazza via tre quarti di secolo di parlamentarismo rimpiazzandolo con il mito dell’uomo solo al comando. Anche perché, con i Popolari (Tusk) e i Socialisti (Scholz) indisponibili ad ogni intesa e concessione ai Conservatori (Meloni), la tentazione di fare sponda con la droite lepeniana per ostacolare il secondo mandato di von der Leyen è forte e pure comprensibile.

Ma è un’alternativa impervia e ad altissimo rischio. Che pone Giorgia di fronte a un bivio. E dalla strada che deciderà di imboccare dipende non solo il suo destino politico, ma soprattutto quello del Paese. Il nuovo Patto di Stabilità Ue impone al nostro Paese un piano di riduzione del debito che si tradurrà in tagli tra gli 11 e i 13 miliardi all’anno per i prossimi sette anni.

E la scusa del Superbonus, come causa di tutti i mali, non reggerà ancora a lungo per giustificare di fronte agli elettori la coperta sempre più corta con la quale in autunno il governo dovrà iniziare a destreggiarsi. Eventuali sconti andranno contrattati con la Commissione europea.

Che salvo sorprese sarà guidata ancora una volta da von der Leyen sorretta dalla stessa maggioranza Ursula del mandato appena concluso. Appoggiarla sarebbe un tradimento delle promesse elettorali. Non farlo potrebbe esporre il nostro Paese alla scure dell’austerity europea. A Giorgia la prossima mossa.