L’anno è iniziato decisamente male sui mercati. E la paura che la Grecia mandi al governo un partito euroscettico, magari capace di uscire dalla moneta comune, è il pretesto perfetto per una nuova tempesta finanziaria. Gli elementi ci sono tutti. Wall Street è salita troppo e prima o poi deve scendere, dunque meglio speculare da altre parti. Il petrolio ieri ha sfondato al ribasso i 47 dollari al barile, segno che dietro al calo non c’è solo la pressione dei produttori arabi per far saltare l’industria dello shale gas su degli Stati Uniti, ma la convinzione che la crescita mondiale (e dunque la richiesta di energia) frenerà ancora. L’Europa ha dimostrato di avere una Banca centrale che si limita agli annunci o al massimo a usare l’aspirina. E ora che la Fed sta per alzare il costo del denaro e l’euro perde finalmente valore sul dollaro, l’industria manifatturiera e l’export non potranno avvantaggiarsene perché le banche sono tornate sotto pressione e difficilmente allenteranno il credit cruch, rilanciando le imprese e l’occupazione. L’economia mondiale rischia dunque di tornare a collassare. Ma a Roma, dove si gioca al totoquirinale e al salvaberlusconi, hanno altro a cui pensare.
L'Editoriale