Se nonostante tutto, tra scandali e inchieste giudiziarie, sommosse di piazza invocate in caso di sconfitta e dichiarazioni che definire surreali è un eufemismo, Donald Trump ha vinto le presidenziali Usa riprendendosi la Casa Bianca da cui era stato sfrattato quattro anni fa, gran parte del merito va all’inadeguatezza del suo predecessore e alla rocambolesca rinuncia alla ricandidatura in favore della vice Kamala Harris. Sono stati i quattro disastrosi anni dell’amministrazione guidata da Joe Biden, iniziati con il vergognoso ritiro dall’Afghanistan, dove gli Stati Uniti promisero di esportare la democrazia per poi risprofondare il Paese nel medioevo talebano, e proseguiti con il folle sostegno alla guerra in Ucraina e, nei fatti, alla carneficina ancora in corso in Palestina per mano del governo israeliano di Netanyahu, a spianare la strada al ritorno del miliardario Trump alla guida degli Stati Uniti. Cosa resterà di questo mandato, salutato con viva preoccupazione da Zelensky, che teme un drastico taglio degli aiuti militari all’Ucraina, e con grida di giubilo dal premier israeliano, che confida di avere briglie ancora più sciolte nel suo folle piano incendiario del Medio Oriente, lo dirà la storia dei prossimi quattro anni.
Che cosa cambierà per noi europei, invece, è presto detto: poco o niente, e quel poco potrebbe cambiare persino in peggio. Forse si accelererà la fine della guerra in Ucraina, sempre che l’Europa non intenda caricarsi sulle spalle l’intero costo di un conflitto da cui Trump – ed è questo forse l’unico elemento di discontinuità in politica estera dal suo predecessore – intende, almeno a parole, disimpegnarsi. In linea con il bellicismo dell’era Biden, si rischia invece l’escalation, persino militare, con la Cina nella contesa su Taiwan e un allargamento del conflitto mediorientale nel quale il nuovo presidente intende lasciare mano ancora più libera a Netanyahu. Il tutto accompagnato da maggiori sforzi economici richiesti agli alleati – come peraltro già avvenuto in questi anni – per sostenere la Nato e un aumento dei dazi sui prodotti di importazione. Insomma, niente di nuovo sul fronte occidentale. Al netto di qualche inconsolabile prefica di Biden. Che nel giro di qualche settimana bacerà la pantofola al nuovo imperatore. Pardon, presidente.