Dalla Puglia alla Liguria, tanto per citare solo gli scandali più recenti, le Regioni tornano alla ribalta delle cronache come centri di corruzione e malaffare. Ennesima replica di uno spettacolo itinerante che dà continuo sfoggio di come lo sperpero di denaro pubblico, perpetrato da una classe politica sempre più screditata, sia ormai elevato a sistema. Un allarme ancora più preoccupante se si considera che dalle Regioni dipende la gestione della Sanità e la qualità delle cure mediche pagate dalle tasse dei cittadini. Alle prese con liste d’attesa interminabili, vuoti d’organico e disservizi di ogni tipo ai quali, ormai quasi sistematicamente, si cerca di ovviare ingrassando il privato per colmare le lacune del pubblico.
Al di là delle responsabilità penali, che sono sempre personali e che sarà la magistratura ad accertare, emblematica è la fotografia del fenomeno scattata dall’associazione Libera: “Un unico ‘partito bipartisan delle mazzette’, una nuova tangentopoli a macchia di leopardo che sta riportando alla luce un costume culturale e politico corrotto che rischia sempre di più di essere tollerato e considerato normale da una parte rilevante del sistema partitico e imprenditoriale. Le numerose inchieste che dall’inizio dell’anno colpiscono il Paese, sono la dimostrazione che la corruzione è ormai una vera ‘patologia nazionale’, che alimenta sfiducia diffusa nelle istituzioni democratiche, disimpegno, astensionismo”.
E pensare che nel 2014 Giorgia Meloni si era intestata “la battaglia per l’abolizione delle Regioni” diventate “centri di spesa formidabili”, “utilizzate dalla partitocrazia per moltiplicare indennità, carrozzoni, consulenze e occasioni di malaffare lontano dai riflettori”. Parole da consegnare, dieci anni dopo e con Fratelli d’Italia partito di maggioranza relativa e di governo, all’elenco delle promesse tradite. Perché da una parte l’Autonomia differenziata non farà che esasperare ancora di più il regionalismo contro cui tuonava Meloni. Dall’altra le riforme scellerate della giustizia promosse dal governo non fanno che spuntare le armi della magistratura nella lotta al malaffare.
La morale, anzi l’amorale della storia, è tutta qui.