A parole siamo tutti d’accordo: l’Italia ha bisogno di riforme. Quando poi arriva il momento di farle, ecco che Tizio le vuole cotte, Caio le preferisce crude e a Sempronio gustano di più mezze cotte e mezze crude. Un Governo che si definisce riformista presto o tardi arriva dunque a un bivio: o queste riforme le fa oppure resta alla finestra ad ascoltare i D’Alema di turno per i quali c’è da fare sempre qualcosa di più urgente. Il bivio di Renzi sarà raggiunto martedì prossimo. Se riuscirà ad andare avanti non avremo solo una nuova legge elettorale – non bellissima però neanche evidentemente incostituzionale – ma finirà quella balcanizzazione dei partiti (Pd compreso) che continua a tenere ingessato il Paese. I parlamentari che non vogliono tornare a casa ci penseranno bene ad alzare le barricate su tutto e magari prima che finisca la tregua imposta dalla Bce sui mercati riusciremo anche a farla qualcuna delle riforme di cui abbiamo bisogno come il pane. Chi grida al golpe, chi evoca l’autoritarismo, chi si dice progressista e poi invece difende solo l’Italia nel pantano continui pure. Ma il Paese andrà avanti solo se questi signori scendono.
L'Editoriale