Mai avuto la sensazione di pestare l’acqua nel mortaio? Di girare a vuoto? Di essere presi sontuosamente per i fondelli? Chi segue tutti i giorni la politica – direte – deve averci fatto il callo, ma martedì scorso mi sono trovato con lo stesso senso di frustrazione di Baggio che sbaglia il rigore in finale col Brasile, di Italia-Corea del ’66 e di chi ancora adesso non può credere che Maradona se ne sia già andato a giocare in Paradiso.
Tutto accade nel primo pomeriggio, dopo un’ora di discussione nel buon programma di Rai Due condotto da Milo Infante. L’argomento è delicato: si parla di abusi sulle donne, di fragilità delle famiglie nel crescere i giovani, del danno che fanno i messaggi sessisti e discriminatori in una società dove c’è persino chi giustifica uno stupro se una ragazza va a una festa senza mettere in conto che possa succedere. Azzardo che la tv spazzatura e la rete hanno responsabilità immense e nei tempi stretti del dibattito non riesco a dire molte altre cose, a partire da un invito a proseguire quella stessa discussione in casa, tra genitori e figli, perché non può esserci educazione al rispetto delle persone senza consapevolezza e dialogo.
Purtroppo c’è da passare la linea alla trasmissione successiva e vabbè… ne riparleremo quando sarà possibile. Tolgo l’auricolare e comincio a lavorare mentre la tv resta accesa con le immagini che scorrono mute. Una ballerina scosciata sta facendo arrapare uno scaffale di biscotti. Giro lo sguardo e cambio canale. Ho perso un’ora a parlare di aria fritta. In una tv che fa male.