L'Editoriale

La pacchia a destra sta finendo

Comunque finirà in Abruzzo la destra è avvisata: il governo regge ancora ma la pacchia sta finendo.

La pacchia a destra sta finendo

La legge non consente i sondaggi a ridosso del voto, ma la semplice cronaca di questi ultimi giorni di campagna elettorale in Abruzzo mostra una vitalità del fronte progressista impensabile un anno e mezzo fa, quando le destre straripavano in tutto lo Stivale. La sconfitta in Sardegna del candidato scelto personalmente dalla Meloni ha fatto cadere il mito dell’invulnerabilità della premier, alimentando i contrasti nella sua coalizione.

Il malgoverno di cinque anni sui territori sta facendo il resto, spingendo tantissimi cittadini a chiedere un cambiamento. Di questo parlano le migliaia di persone che incontrano Conte, da giorni nella regione, dove arriveranno a breve anche Schlein e Bersani, con lo stesso ticket che ha portato bene alla Todde. La sanità malata è in cima ai fallimenti del governatore uscente Marsilio, ma i problemi sono gli stessi di tutta Italia, a cominciare da un ulteriore impoverimento dei ceti deboli. Tutto costa più caro e le ricette di Palazzo Chigi – dal carrello tricolore a cartelli con i prezzi comparati della benzina – si sono dimostrate a dir poco ridicole.

Se a questo aggiungiamo la repressione del dissenso con i manganelli e un’ubbidienza miope a chi ci chiede di mandare armi da Kiev al Mar Rosso, ecco che a molti viene voglia di vedere qual è l’alternativa. E qui viene fuori Luciano D’Amico, un rettore che sta raccogliendo folle di supporter a L’Aquila, a Pescara, a Chieti, a Teramo… un po’ dovunque insomma. Comunque finirà, dunque, la destra è avvisata: il governo regge ancora ma la pacchia sta finendo.