L’ex terrorista Cesare Battisti potrebbe essere costretto a lasciare il Brasile dove si è rifugiato per sfuggire alle condanne per quattro omicidi, lesioni gravissime e una quaresima di reati commessi in Italia negli anni di piombo. Non illudiamoci però: difficilmente tornerà nel nostro Paese per pagare il suo debito con la giustizia. Il criminale scappa da sempre, e se il ricorso a cui già lavorano i suoi legali sarà respinto, troverà certamente qualche buco del mondo dove continuare a farla franca. Battisti, oltre che un assassino, è il simbolo del colpo di spugna che trovò nella dottrina Mitterand il suo approdo più controverso. Godendo di vaste protezioni internazionali, sostegni economici e persino dell’indulgenza di una certa intellighenzia di Sinistra, un mucchio di delinquenti con l’alibi di essere militanti comunisti non ha mai risposto della lotta armata. E la loro fuga ha rappresentato una doppia beffa per i parenti delle vittime o per chi porta ancora i segni di quella stagione di violenza. Il caso di Alberto Torregiani, ridotto sulla sedia a rotelle a vita, sta a ricordarci che la giustizia italiana ha un debito con i morti di Battisti & C. Una cambiale mai onorata.
L'Editoriale