L'Editoriale

Incollati alle poltrone

Incollati alle poltrone

Dopo una ministra accusata di aver truffato lo Stato, il governo di Giorgia Meloni si è arricchito ieri di un condannato in primo grado per rivelazione di segreto d’ufficio. Andrea Delmastro Delle Vedove non è solo compagno di partito della presidente del Consiglio. È soprattutto sottosegretario al Ministero della Giustizia. E proprio per la sua posizione ha potuto contattare il capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (Dap), Giovanni Russo, per ottenere relazioni della polizia penitenziaria su Alfredo Cospito, anarchico detenuto che è stato al centro di polemiche politiche nei mesi scorsi.

Peccato che quei documenti riservati siano stati usati dal parlamentare, anche lui di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, che ha pensato bene di declamarne il contenuto in Parlamento con l’intento di accusare l’opposizione di essere amica dei delinquenti.

La condanna in primo grado, si sa, non è definitiva e Delmastro è innocente, come ci spiega la Costituzione, fino al terzo grado di giudizio. È definitivo però l’atteggiamento incauto di un uomo di Stato che ha ceduto informazioni delicate e riservate alla propaganda del suo partito, sempre molto concentrato sull’opposizione all’opposizione che allo svolgimento del proprio ruolo di governo.

Lui, il sottosegretario condannato in primo grado, un minuto dopo la sentenza è corso dai giornalisti per dire che non si dimette e che confida “in un giudice a Berlino”. Mentre il suo partito lo difendeva parlando di sentenza politica. Noi, più umilmente, confidiamo in un po’ di serietà da parte del governo, nelle persone che lo rappresentano.