Se a Roma si inventano leggi contro i rave party e discussioni sul maggior uso del contante (ad avercelo!) per nascondere le poche idee e confuse su come affrontare il caro-bollette, a Bruxelles la musica non cambia, e invece di dirci se ci saranno più soldi per la Manovra, la premier Meloni esce dal vertice con la presidente della Commissione von der Leyen parlando di immigrati e confini dell’Europa.
Se sia un segno buono o cattivo valutatelo voi, ma a naso la leader di Fratelli d’Italia torna a casa con niente in mano. E d’altra parte, se hai fatto sempre la guerra a popolari e socialdemocratici che sono largamente in maggioranza, e sei pure la leader dei conservatori che dal Consiglio d’Europa all’Europarlamento non contano niente, che vuoi di più?
Molto più utile di questo tour europeo della nostra premier è perciò l’appuntamento al quale tutti noi semplici cittadini possiamo partecipare domani, a Roma, aderendo a una marcia per la Pace che può diventare una valanga sui Palazzi del potere.
La voce del popolo contro la cecità di chi ci governa, inchiodato sulla strategia bellicista di Washington. Fare la pace, si sa, è più difficile che fare la guerra, e se continuiamo con armi e sanzioni non la finiremo più.
La strada, dunque, è quella di offrire il ritiro delle sanzioni a Putin in cambio di una trattativa, e non mandare una sola pallottola a Zelensky se non si siederà allo stesso tavolo. Così si cambia la storia. E questo possiamo farlo solo noi cittadini, perché se aspettiamo Biden, von der Leyen o Meloni siamo persi.