Ogni elezione fa storia a sé, e nel caso delle regioni non è scontato che l’onda positiva di una vittoria si trasferisca da una parte all’altra del Paese. Quindi, il fronte progressista che ha conquistato la Sardegna ha bisogno di ogni sforzo, e di ogni singolo voto, per fare il bis domenica prossima in Abruzzo. Il successo della Todde, però, ha dimostrato tre cose: 1) le destre trionfanti meno di un anno e mezzo fa non sono più invincibili; 2) quando la parte che ha governato è stata inconcludente i cittadini se lo ricordano; 3) i dissidi nelle coalizioni portano male.
Tutte condizioni che pendono sulle destre e sul loro candidato Marsilio. Al pari di Solinas, il presidente abruzzese si porta dietro cinque anni di flop su sanità e infrastrutture. Inoltre, non è percepito come un figlio del territorio, quanto piuttosto un romano imposto dalla Meloni, di cui è antico sodale. E non gli giovano certamente le prese in giro elettorali, come il recente annuncio di un finanziamento da 720 milioni per la ferrovia Roma-Pescara, che però già c’era, almeno fin quando il governo “amico” ha provato a dirottare i soldi altrove. Mentre a destra c’è aria di regolamento dei conti, col segretario della Lega che rischia la cadrega se non risalirà alle Europee, dall’altra parte il candidato Luciano D’Amico aggrega speranze e consensi.
Il distacco tra le coalizioni, si sente, è minimo, e stavolta Conte e Schlein hanno dalla loro parte più forze politiche che in Sardegna. Così il risultato finale è tornato contendibile, e già questo è un successo indiscutibile se pensiamo a cinque anni fa, quando tra il vincente e il secondo – il Pd Legnini – ci furono quindici punti di distacco. Nel brutto clima di questi tempi, tra giovani manganellati, imprese tartassate e i poveri che aumentano, l’Abruzzo può imprimere un cambio di passo per i suoi residenti e per tutto il Paese. Serve solo crederci, e un ultimo sforzo nel cercare ogni voto, a partire da quello di chi pensa di astenersi. Poi, al seggio, tra il malgoverno di Marsilio e la brillante competenza di D’Amico, chi si sente in vantaggio perché da anni sta al potere potrebbe scoprire che il vero potere è quello dei cittadini che non si fanno infinocchiare.