L'Editoriale

Il premier e la guerra dei matti

L’impennata dei contagi è inarrestabile, la Francia torna in lockdown, le Borse di tutto il mondo crollano, ma in Italia si continua con le polemiche su cosa chiudere o non chiudere, e a chi tocca deciderlo. L’opposizione con in testa Salvini non offre aperture al Governo neppure su un decreto che al di là del brutto nome (Ristori) distribuisce subito oltre cinque miliardi, mentre le Regioni procedono in ordine sparso: chi ferma le scuole, chi lascia i ristoranti aperti fino alle 23, chi ha sul tavolo previsioni di ricoveri ospedalieri insostenibili e non volendo assumersi la responsabilità di scelte impopolari come il coprifuoco di grandi città sfruculia il ministero della salute, per capire se gli atti del ministro ancora contano più delle interviste in tv di un suo consulente.

Siamo la culla della civiltà, ma in nome del diritto di ciascuno di fare quello che ci pare assistiamo inerti ad assurde manifestazioni di piazza, e dobbiamo pure sorbirci i sofisticati interventi televisivi di chi giustifica questi stronzi che bruciano auto e devastano vetrine, perché senza lavoro si muore mentre chi si becca il Covid è in gran parte asintomatico. E pazienza se muoiono ogni giorno centinaia di persone.

L’Italia grazie al buonsenso di chi sta governando, e che probabilmente anche i peggiori detrattori un giorno ringrazieranno, sta cercando di evitare un nuovo game over delle attività. Perciò in piena emergenza far guerra all’Esecutivo è da folli, come lo è anche nella stessa maggioranza chi pensa alle poltrone. Ma di questi tempi mancano tante cose, ma non i matti in circolazione.