L'Editoriale

Il Paese del sempre dopo

La verità è che il sistema è marcio alla radice, fa finta di indignarsi ma che in realtà non vede l'ora di tornare alla "normalità".

Il Paese del sempre dopo

L’Italia del “dopo”, l’Italia delle lacrime di coccodrillo, l’Italia che si commuove solo davanti a un cadavere. Eccola qui, fotografata impietosamente dai blitz di carabinieri, Ispettorato del Lavoro e Inps nelle campagne da Nord a Sud. Un mese dopo la morte di Satnam Singh, bracciante indiano lasciato agonizzante nei campi dell’agro pontino, arriva la pantomima della legalità. Come sempre, troppo tardi e troppo poco. 

I numeri parlano chiaro: su 109 aziende controllate, 62 irregolari. Su 505 lavoratori, 236 fuorilegge. Tre minorenni sfruttati, 136 extracomunitari usati come carne da macello. E 64 “fantasmi”, completamente in nero. Ma la vera perla è la corsa alla regolarizzazione a Latina: 143 lavoratori assunti all’improvviso, guarda caso proprio dopo la morte di Singh. Come dire: “Tranquilli, abbiamo capito la lezione”. Peccato che la lezione duri quanto un lampo estivo.

Perché l’Italia è il Paese dei fuochi di paglia, delle indignazioni momentanee, delle soluzioni posticce. Un Paese che si sveglia solo quando il sangue macchia i campi, per poi tornare a dormire beato nel suo letto di illegalità e sfruttamento. E così, mentre a Mantova e Caserta oltre il 70% delle aziende sono irregolari, mentre a Foggia si sospendono 5 aziende su 16, il ministro parla solo di “mele marce”. Ma la verità è che il sistema è marcio alla radice. Un sistema che fa finta di indignarsi, di correre ai ripari ma che in realtà non vede l’ora di tornare alla “normalità” dello sfruttamento. Se ci scapperà il morto ancora si ripartirà da capo.