Non è poi una grossa novità la toccata e fuga di Giorgia Meloni a Mar-a-Lago per baciare la pantofola del prossimo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, come del resto aveva già fatto con il suo predecessore, Joe Biden.
Né stupiranno più di tanto i lettori de La Notizia – che ne hanno sentito parlare sulle pagine di questo giornale già dal 5 settembre scorso – le indiscrezioni dei media Usa che, nel dare conto dell’improvvisata sovranista, hanno riportato la notizia della trattativa in corso tra il governo italiano e Space X per affidare, con un contratto pluriennale da 1,5 miliardi di euro, la commercializzazione dei servizi Starlink per la connettività della nostra amministrazione pubblica al colosso del miliardario americano.
Un’operazione sulla quale non è in discussione la qualità e l’efficienza del servizio. Ma, sorvolando sulla posizione di monopolio (di fatto) di Space X nel settore, e anche prendendo per buono il via libera informale di Bruxelles circa la compatibilità dell’eventuale accordo con il progetto europeo Iris2 (per la nascita di una costellazione satellitare Ue), resta aperta una questione. A quale prezzo?
Il rischio per il nostro Paese di diventare terra di conquista per interessi privati. Attraverso un’alleanza pericolosa che potrebbe costarci cara in termini di sovranità tecnologica e indipendenza decisionale. Un po’ troppo, forse, per l’ennesima passerella. Specie per un governo a trazione sovranista.