Per i governi europei è stato un tabù pure negli anni dell’austerity, quando in Italia si massacrarono le pensioni e tanti piccoli imprenditori finirono per suicidarsi. La via d’uscita degli eurobond per aiutare i Paesi in difficoltà – si disse – andava contro le regole comuni, e quindi non se ne parlava nemmeno. Eppure, in Grecia le persone si davano fuoco per strada, mentre in Francia, Spagna e Portogallo si tagliavano sanità e welfare. Tutto inutile: il debito non doveva aumentare e ciascuno doveva pensare a sé. Solo anni dopo, grazie alla tenacia di chi fece passare il Recovery Fund, contro le resistenze dei falchi del rigore, almeno sulla pandemia si trovò il modo di limitare gli effetti devastanti per l’economia.
Palazzo Chigi in quell’epoca giocò il ruolo più importante, col premier Giuseppe Conte che girò le cancellerie europee per convincere tutti, invece che fare il pagliaccio in Parlamento mettendo la testa sotto la giacca, come fa oggi la Meloni. D’altra parte, mai più si è parlato sul serio di debito comune per aiutare la transizione green, gli agricoltori, i pescatori, i programmi di cooperazione con gli Stati da cui partono i flussi migratori. Tutti problemi ritenuti secondari, visto che nessun governo ha voluto garantire una seconda volta i prestiti degli altri. Su una cosa, però, si può fare adesso un’eccezione, Germania permettendo: il finanziamento dell’industria bellica. Un progetto su cui ieri si è espresso con favore pure il Commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni, che incidentalmente è un padre nobile del Pd.
Ora è chiaro che per conquistare la Pace servono pazienza, dialogo e capacità di costruire ponti. Dunque, il leader 5S ha inviato a battere un colpo chi è col Movimento contro l’economia di guerra. Un appello alla riflessione tra i dem, che su questo terreno sono largamente allineati con le destre tendenza Washington. Così in Italia stiamo accettando di tutto, anche di indebitarci a spese di ospedali, Ambiente, scuola e sicurezza sociale. Evidentemente a qualcuno i missili servono più della diplomazia. E l’ambiguità di alcune forze politiche progressiste aiuta questo gioco, malgrado l’orrore, gli attentati e la povertà provocata dal conflitto presentino ogni giorno il loro tragico conto.