L'Editoriale

Ha perso il partito della guerra

Domani si tornerà a parlare di nuovi pacchetti di aiuti militari a Kiev. E il partito della guerra, anche in Italia, tornerà ad imperversare. Come se il voto neppure si fosse tenuto.

Ha perso il partito della guerra

Alla fine ci hanno pensato i più grandi nemici della destra a spingerla ad un’affermazione, nelle dimensioni, perfino più ampia delle aspettative. Facendo il gioco dell’avversario che dicevano di voler combattere con dichiarazioni sconsiderate sulla guerra in Ucraina.

Dal via libera all’impiego di armi Nato per colpire la Russia all’invio di truppe in soccorso di Kiev. Una escalation non solo verbale costato il tracollo elettorale ai due principali interpreti della deriva bellicistica europea: il presidente francese Macron, costretto a sciogliere il Parlamento e ad indire nuove elezioni legislative, e il cancelliere tedesco Scholz, che ha sprofondato l’Spd al peggior risultato di sempre.

Una Caporetto del partito della guerra, incarnato dall’asse franco-tedesco, dalla quale si è invece salvato il governo italiano e in particolare la presidente del Consiglio Meloni. Abilissima negli ultimi giorni che hanno preceduto il voto, con dichiarazioni molto prudenti, a prendere le distanze dal tragico duo Macron-Scholz, facendo sparire il tema del conflitto dalla campagna elettorale. Come se l’Italia e il suo governo non fossero in prima fila negli aiuti militari all’Ucraina in ossequio agli ordini della Nato e, quindi, degli Usa.

Non sappiamo quanto ciò abbia aiutato Giorgia a vincere il referendum che, con queste elezioni, aveva indetto su se stessa. Ma da domani si tornerà a parlare di nuovi pacchetti di aiuti militari a Kiev. E il partito della guerra, anche in Italia, tornerà ad imperversare. Come se il voto neppure si fosse tenuto.