Se pensate che la bava alla bocca dei peggio giustizialisti sia vergognosa date prima un’occhiata al veleno dei meglio garantisti, di destra e di sinistra, difensori a oltranza della nipote di Mubarak e sostenitori di partiti dove più delinquenti arrestano più ne arrivano, e non è mai colpa di nessuno se l’Italia va a puttane.
Signori per cui il male assoluto sono i forcaioli, cioè quei pochi che ancora si incazzano di fronte a ladri e corruttori, e non chi si è mangiato il Paese e a cui spesso e volentieri tengono il bordone. Per tutti questi fiori di giglio ieri è stato un grande giorno: un padre che si chiama Beppe Grillo e che ha un figlio accusato di stupro ha detto chiaro e tondo (qui il video) che se il ragazzo avesse commesso la violenza sarebbe stato lui per primo a portarlo in galera e pure a calci in culo.
Ma Grillo è assolutamente convinto che quello stupro non c’è mai stato, e a ridosso della decisione dei giudici su un probabile rinvio a giudizio ha detto la sua, elencando fatti (un filmato della serata) e circostanze (la denuncia arrivata dopo diversi giorni). Ora non mi passa per la testa di sostituirmi a chi dovrà giudicare i fatti, tenendo in massimo conto anche l’altra campana, però sul fiele lanciato a bidoni da politici, giornalisti, fancazzisti dei social contro Grillo non ho remore a dire che è penoso.
Una vendetta trasversale, né più né meno di quelle di mafiosi e ‘ndranghetisti, per ripulirsi alla buona dalle denunce fatte dai Cinque Stelle su mille scandali. Sono così i nostri garantisti. Sempre a vele alterne, a seconda di dove tira il vento.