Se non fosse che ci vanno di mezzo centinaia di famiglie, colpevoli di essersi semplicemente fidate del governo, sarebbe da dire “ben gli sta”. Eppure, ormai è chiaro come l’alba che le promesse della Meloni sono buone quanto una moneta da tre euro. L’abbiamo visto con le accise, col blocco navale, con i pagamenti elettronici senza commissioni e fermiamoci qui perché l’elenco è sterminato.
Ma in Abruzzo, e in particolare all’Aquila, dov’è il collegio che l’ha eletta in Parlamento, Giorgia nostra aveva garantito col sangue il suo aiuto ai terremotati, anche col Superbonus sulle ristrutturazioni. Poi è andata al governo e ha smontato la misura, sulla quale le destre continuano a far circolare una montagna di bugie sui costi e l’impatto sui conti dello Stato. Dati ben diversi da quelli che annunciavano quando tutti i partiti – senza eccezioni – difendevano questo incentivo all’edilizia.
Ora però si è andati oltre, e il ministro Giorgetti ha staccato la spina al provvedimento, senza fare eccezione per le case lesionate dal sisma. Così centinaia di imprese e di famiglie che hanno avviato i lavori finiranno sul lastrico. Uno scenario di cui appena qualche settimana fa i leader della maggioranza si sono guardati bene dall’avvisare i cittadini abruzzesi, raccogliendo i voti per il loro candidato Marsilio.
Una presa per i fondelli in piena regola, sulla quale solo ieri sera il ministero dell’Economia si è talmente vergognato da fare retromarcia. Ma la lezione è stata chiarissima: fidarsi dei bidonisti al governo è matematicamente letale.