L'Editoriale

Gli abruzzesi non sono fessi

Alla Meloni non è rimasto che osare di più, scopiazzando gli avversari e promettendo le infrastrutture di cittadinanza.

Gli abruzzesi non sono fessi

Da politica navigata – c’erano ancora le Province quando vi fu eletta la prima volta, 26 anni fa – ieri Giorgia Meloni ha chiuso il comizio per le regionali in Abruzzo cancellando la Sardegna. “Partiamo da qui per confermare il governo con la vittoria alle Europee”, ha detto prima di lasciare gli abruzzesi ai loro problemi di sempre e tornarsene a Roma. A Pescara restano le sue amnesie – dal disastro del fidato Truzzu a Cagliari al dissesto della Sanità abruzzese dopo cinque anni di Marsilio – e le solite bugie.

Le più grosse, di questi tempi, sono la compattezza della coalizione di governo (Salvini lascia il palco appena può) e i dossier di Perugia contro le destre (quando sotto esame c’era persino Conte con la sua compagna). Stavolta, però, la premier si è voluta superare, rivendicando i milioni assegnati per l’alta velocità ferroviaria tra Pescara e Roma. Soldi già previsti, ma che proprio il suo governo aveva dirottato altrove prima di restituirli, quando ci si è ricordati che domenica prossima si vota.

Anche per questo, il clima che si respira tra gli elettori è di una forte crescita delle opposizioni, unite intorno a un candidato preparato e credibile come Luciano D’Amico. Allora a Giorgia nostra non è rimasto che osare di più, scopiazzando gli avversari e promettendo le infrastrutture di cittadinanza, qualunque cosa voglia dire, magari per far dimenticare le opere che non ha realizzato Marsilio. “Vi vedo fradici”, ha detto infine a chi la ascoltava sotto una pioggia battente. Domenica vedremo se quelli che non ha visto sono invece gli abruzzesi che non sono fessi.