L'Editoriale

E ora il Campo giusto

Mentre i dem finiscono di tradire i loro elettori santificando l’agenda Draghi, si apre immenso un Campo giusto.

Ora che Enrico Letta si è accorto che il suo Campo largo dei progressisti somiglia più a un Campo santo, e tenere insieme dai 5 Stelle a Calenda (che neppure ci vuole stare) significa rivedere il film finito male dell’Ulivo, chi ha sfilato?

Ovviamente chi c’entrava meno, cioè Conte che con la sua agenda sociale smaschera il Pd, ormai trasformato da forza di sinistra in partito di centro e di potere. Nel M5S qualcuno c’è rimasto male, se non altro per il sostegno dato ai candidati del Nazareno in molte elezioni amministrative, per non parlare delle primarie di coalizione che si svolgono proprio oggi in Sicilia, ma la decisione di Letta e Franceschini è per i 5S un’occasione.

Mentre i dem finiscono di tradire i loro elettori santificando l’agenda Draghi, si apre immenso un Campo giusto, cioè quell’area che va da Bersani a Di Battista, dalla sinistra dei valori agli ecologisti veri, fino a De Magistris e chi ha nel welfare, nel pacifismo e nell’ambiente le proprie stelle polari. Il Campo giusto ha un programma già scritto, chiaro e urgentissimo: sono i nove punti posti al premier uscente, che racchiudono nel loro insieme un’idea di Paese solidale, equo e sostenibile.

Una summa di cose fatte (il Reddito di cittadinanza, il Superbonus, le linee guida per la transizione Green) e non di balle, tipo l’aumento delle pensioni minime a mille euro come ha ricominciato a promettere Berlusconi, forse il sosia di quello che ha fatto la guerra a Reddito e Pensioni di cittadinanza. Illusionisti da cui speriamo che gli italiani stavolta non si facciano incantare.

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