D’Alema vuole querelare un giornalista che ha osato chiedergli conto delle duemila bottiglie di vino acquistate da una coop rossa accusata di rapporti inconfessabili con la politica. Che vergogna i giornalisti che fanno domande. E che bello spettacolo la politica che non ha altri argomenti se non brandire l’azione della magistratura per giustificarsi. Lo spettacolo che indigna di più è però vedere personaggi che hanno goduto illimitatamente delle intercettazioni – arrivando a conquistare il governo del Paese dopo Mani pulite – accorgersi all’improvviso che le intercettazioni possono danneggiare chiunque, compreso chi non è indagato. Serve dunque una nuova legge per regolamentare la materia e un contributo in tal senso è arrivato dal giudice Gratteri, che ha proposto di prevedere uno specifico reato in caso di pubblicazione delle intercettazioni arbitrarie. Tutto questo però non ha nulla a che vedere con il diritto dei giornalisti a porre domande. E con la libertà dei cittadini di conoscere cosa fanno i nostri politici, per poter poi decidere se votarli magari senza essersi ubriacati con le duemila bottiglie del vino di D’Alema.
L'Editoriale