L'Editoriale

Dio e Patria, ma senza famiglia

Dio e Patria, ma senza famiglia

Adesso lo dice pure l’Ufficio parlamentare di bilancio. “La spesa sostenuta al 9 dicembre 2024 per la realizzazione delle opere appare in sostanziale ritardo rispetto a quanto indicato nel cronoprogramma finanziario”, mettono nero su bianco i tecnici dell’Upb. Che aggiungono: “Permangono forti incertezze sul conseguimento dell’obiettivo sia in termini quantitativi (150.480 nuovi posti da realizzare) sia temporali (giugno 2026)”.

E non non sono rilievi da poco. Specie se mossi nei confronti di un governo che faceva del sostegno alla natalità uno dei suoi cavalli di battaglia. Le incertezze in questione riguardano, infatti, uno dei pilastri del Pnrr: la realizzazione di nuovi asili nido e scuole per l’infanzia. Che rischia di rivelarsi uno dei più clamorosi flop dell’era sovranista. Perché se anche si riuscisse a rimediare in corso d’opera, molti comuni che già prima del Pnrr erano sprovvisti di asili e servizi per l’infanzia, si ritroverebbero senza anche a Piano concluso. I ritardi, del resto sono evidenti. Stando al cronoprogramma, rileva ancora l’Upb, entro l’anno scorso “avrebbero dovuto essere spesi 1,7 miliardi”, ma agli inizi di dicembre l’asticella era ferma a “circa la metà, 816,7 milioni”, pari al 25,2% delle risorse totali stanziati dal Pnrr.

Insomma, un’altra doccia fredda dopo che lo stato dei conti pubblici aveva spinto a rivedere gli obiettivi al ribasso: un posto garantito ad almeno il 15% dei bambini sotto i 3 anni a livello regionale a fronte dell’obiettivo europeo del 45%. E alla fine, tra Dio e Patria, a rimetterci è stata la famiglia.