I dazi di cui si parla da mesi sono sabbia negli ingranaggi dell’economia produttiva. Anche i “dazi di reazione” alzeranno immediatamente i prezzi dei beni stranieri e consentiranno il rialzo dei prezzi dei beni domestici che potranno così tendere al riallineamento. Se il principale beneficiario dei dazi è lo Stato (che incassa il dazio con cui coprirà le minori entrate derivanti dalla contrazione dei consumi), a pagarne il prezzo saranno i cittadini per l’inevitabile inflazione conseguente. Vedremo dunque risalire il prezzo dei beni caratterizzati da una lunga filiera come automobili, costruzioni, elettronica, ecc… Consapevoli dell’arrivo della riduzione dei consumi e rialzo dei prezzi, il rischio di stag-flazione è più che concreto. Da qui la corsa alla spesa pubblica in Europa tradotta con il “ReArmEU”: 800 miliardi di euro destinati a forniture militari, in parte nell’acquisto di dotazioni ed in parte in stipendi per nuovo reclutamento.
Se con quest’iniezione scongiura la contrazione del PIL (anche se è discutibile il fatto che un carro armato da 10 milioni di euro che non produce ma ha potenziale distruttivo contribuisce al PIL tanto quanto un convoglio ferroviario di pari importo che ha il potenziale di spostare uomini e merci), ha comunque la conseguenza di aumentare ulteriormente l’inflazione in seguito alla conseguente domanda di beni e servizi per la realizzazione delle forniture.
Questi 800 miliardi si tradurranno infatti in domanda di acciaio, plastica, semiconduttori che alzeranno il prezzo anche dei beni di consumo quotidiani.
In più con il rischio della rapida obsolescenza delle forniture belliche, perchè i progetti per la costruzione di armamenti di oggi (in cui il ruolo dell’uomo è ancora centrale per elicotteri, velivoli e autocarri) sarà presto superato in efficienza e performance dalla completa automazione dei dispositivi di domani. Automazione fatta di robotica e IA sulla quale l’Europa è ancora indietro e non colmerà questo gap con l’acquisto di munizioni o di forniture “pre-intelligenza artificiale”.
Si potrebbe obiettare che ci sono tecnologie nate all’interno dei reparti della difesa come internet o il gps e che l’investimento in difesa migliora la tecnologia quotidiana, eppure, se queste stesse innovazioni hanno potuto svilupparsi, è proprio perchè non c’erano barriere geopolitiche alla loro diffusione è stata grazie a decenni di pace. Il rischio dunque è che questi 800 miliardi del ReArmEU non avranno un moltiplicatore positivo per l’economia perchè non produrranno strumenti utili al progresso, ma, se va bene, armamenti che rimarranno chiusi in un hangar a necessitare di costante e costosa manutenzione, e se va male, verranno utilizzati in un confronto bellico distruttivo e mortale. Anche nella migliore delle ipotesi il prezzo di tutto questo non sarà dunque solo nel debito contratto (da ripagare chissà quando) ma in un un aumento dei prezzi oggi per via dei dazi, e domani per l’inflazione che tornerà a correre.
di Davide Zanichelli