Riassunto delle puntate precedenti. Dopo il “successo” rivendicato da Giorgia Meloni del G7 ospitato a Borgo Egnazia, che a parte la figuraccia su aborto e diritti rimediata dal nostro Paese passerà alla storia per la ricarica da 50 miliardi sul bancomat di Zelensky buona solo a procrastinare una guerra già persa dall’Ucraina, l’ultimo disastro internazionale è andato in scena in Svizzera. A Buergenstock, per la precisione, dove nel fine settimana si è tenuta la surreale Conferenza di pace inaudita altera parte.
Un nuovo genere diplomatico: le trattative senza una delle due parti in causa (la Russia) e il suo principale alleato (la Cina, che invitata ha declinato). Il flop, reso ancora più fragoroso, dalla decisione di Giordania e Iraq di ritirare la firma sul documento finale elaborato dall’inutile consesso, aggiungendosi all’elenco dei Brics, è stato certificato ieri dalla presidente della Confederazione elvetica Viola Amherd, che ha suggerito di valutare, per il futuro, la partecipazione di Vladimir Putin, al momento impossibilitato dal mandato di arresto emesso nei suoi confronti dalla Corte penale internazionale. A meno di non voler replicare il fiasco.
Nel frattempo il sito Politico.eu ci informa delle manovre di von der Leyen per assicurarsi il secondo mandato alla guida della Commissione Ue. Ossia delle pressioni che la presidente uscente della Commissione Ue avrebbe esercitato sugli uffici tecnici di Bruxelles per ritardare, a dopo la nomina del nuovo esecutivo europeo, la pubblicazione del report sulla libertà di stampa che, tra leggi bavaglio, occupazione del servizio pubblico e querele ai giornalisti, rischia di imbarazzare l’Italia e il nostro governo.
Una mossa con la quale von der Leyen starebbe cercando di ampliare i consensi per blindarsi il bis. Che farà Giorgia? Il sostegno a Ursula resta un’opzione. Magari in cambio del vice presidente e di un commissario di peso. Ad esempio all’immigrazione, sempre utile alla propaganda interna. E di uno sconto sui saldi della prossima Manovra che, per effetto del nuovo Patto di stabilità Ue, si preannuncia già lacrime e sangue. Più tempo passa, più la nuova Europa sembra la fotocopia di quela vecchia.