L'Editoriale

Dal diritto romano a quello padano è un attimo

Dal diritto romano a quello padano è un attimo

Se fino ad oggi eravate convinti che il sistema giuridico italiano discendesse dalla tradizione del diritto romano fareste bene a ricredervi. Autorevoli studiosi del Carroccio hanno ricostruito il vero l’albero genealogico dell’ordinamento vigente. Attribuendone la paternità al diritto padano.

Così, come ai tempi della secessione, quando la Lega rivendicava al grido di Roma ladrona la superiorità del Nord sulla terronia del Sud, così ora teorizza la prevalenza del diritto italico-padano su quello europeo. Un principio che, sfidando i trattati internazionali, oltre che il ridicolo, i giureconsulti del sovranismo vorrebbero addirittura inserire nella nostra Costituzione.

Certo, c’è da capirli. Aggirare lo scoglio del diritto europeo, consentirebbe finalmente di riempire i Centri rimpatri in Albania rimasti finora miseramente vuoti – come era peraltro facilmente prevedibile – e di giustificare i circa 800 milioni di euro di denaro pubblico buttati nel progetto di quella che rischia di rivelarsi una vera e propria cattedrale dello spreco. Ma per farlo servirebbe un’altra secessione. Stavolta dell’Italia dall’Unione europea.

E già che ci siamo, magari si potrebbe aggiungere un’altra norma costituzionale che vieti ai magistrati di intromettersi in quisquilie tipo il rispetto dei diritti garantiti dalla nostra Carta, a cominciare da quello di difendersi in tribunale davanti ad un giudice terzo, per chiunque ritenga violati i propri diritti. Italiano o straniero che sia.

Intanto, in attesa che l’egemonia culturale delle destre prenda il sopravvento, il sale della politica resta la propaganda. Anche se, ogni tanto, chi ne abusa andrebbe riportato sulla terra ferma. Magari su una nave in rotta per l’Albania.