Dura la vita dell’amministratore delegato della Rai. Ne sa qualcosa Roberto Sergio, finito due giorni fa (di nuovo) nella bufera, stavolta per l’assunzione nella televisione pubblica del figlio di uno dei suoi più cari amici, Matteo Tarquini, rampollo di Giovanni, suo compagno di vacanze. Una stabilizzazione da programmista-multimediale con stipendio da funzionario, che ha fatto scalpore. Così come ha scatenato le polemiche un’altra stabilizzazione alla Direzione Intrattenimento Day Time avvenuta con la stessa infornata di assunzioni.
È quella di Ferdinando Colloca, aka “Mr Ferdy il Guru”, body painter e dj, un passato da militante di Casapound ad Ostia e candidato alle regionali, legato (secondo Repubblica) per motivi di affari alla famiglia Spada, nonché fratello di un esponente di Fratelli d’Italia poi passato alla Lega, Salvatore, che è programmista regista in Rai, e di Gaetano, anche lui dipendente Rai nell’area digital.
Insomma un bel ginepraio. Per uscirne Sergio – che aspira ad essere nominato direttore generale della Rai, al posto di Giampaolo Rossi a cui lo stesso Sergio cederebbe la poltrona di Ad di Viale Mazzini – ha ufficialmente stabilito che sarà attivato un audit interno sul caso delle nuove assunzioni in azienda, teso alla “verifica della correttezza delle procedure di selezione in direzione radio per le visual radio”. Un audit per dimostrare che l’Ad non ha fatto favoritismi.
Gli audit a volte sono Ferrari a volte 500
Per esempio, l’audit potrà spiegare quanti sono i casi di tre fratelli che lavorano tutti per la Rai… Si ignora però quanto tempo ci vorrà per avere i risultati. Anche perché a volte la macchina delle indagini interne della Rai è una Ferrari – vedasi i casi di Scurati o Bertone – altre volte una 500 (vecchia).
Come nel caso dell’audit avviato da Viale Mazzini il 29 novembre 2023 sul caso del regista Michele Guardì, dopo la messa in onda su Italia 1 di un servizio contenente alcuni fuori onda del regista e sue dichiarazioni decisamente sopra le righe. Viale Mazzini promise un’azione veloce e chiara, ma di quell’audit si sono perse le tracce.
UNIRAI alla carica
A sposare la scelta dei vertici Rai di indagare su sé stessi, anche il neo sindacato di destra Unirai, fondato tra gli altri da Immacolata Boccia, la vicedirettrice del Tg1 (promossa sotto la dirigenza Rai FdI, molto apprezzata dai meloniani Mellone e, soprattutto, Rossi), consorte di Ignazio Artizzu, attuale caporedattore della Tgr Sardegna, già consigliere regionale di Forza Italia, nonché ex capoufficio stampa dell’ex presidente sardo di centrodestra Christian Solinas.
“Prendiamo atto dell’audit avviato dalla Rai su alcune recenti assunzioni. Ma occorre fare luce anche sugli ultimi anni per capire se ci sono state corsie preferenziali per parenti e amici di politici e sindacalisti. Detto questo una delle priorità della nostra azione sindacale sarà quella di garantire a tutti il riconoscimento del giusto contratto e mettere fine al precariato”, ha fatto sapere il sindacato.
Le collaboratrici di Vespa
Intanto ieri FQ Magazine ha riferito (non smentito) che avrà una trasmissione tutta sua su Rai Due Concita Borelli, l’autrice di Bruno Vespa che era balzata agli onori delle cronache il 7 giugno scorso per un tweet vergato dopo l’ospitata a Porta a Porta di Giorgia Meloni: “Il primo piano in tv del nostro premier @GiorgiaMeloni è Number One! Ieri inquadrata dalle telecamere di #CinqueMinuti il suo volto faceva a gara con quello di giovani attrici. Incarnato chiaro, occhi bellissimi, elegante colore di capelli, labbra rosee. Dirlo non è piaggeria!”. Aveva scritto, senza piaggeria.
Così come uno spazio tutto suo ad Agorà Estate su Rai Tre avrà un’altra stretta e storica collaboratrice di Vespa, Vittoriana Abate, sposata con il deputato leghista Simone Billi.
Persino Casapound batte un colpo e attacca l’antifascismo
Di “caso ridicolo” ha parlato invece Casapound, che ieri sera ha tuonato contro “il clima da liste di proscrizione che la sinistra si è arrogata da sola il diritto di poter compilare”. Per i neofascisti, che ricordano come Colloca sia uscito da tempo dal loro movimento, “l’antifascismo si dimostra ancora una volta una vile arma di ricatto, usata spesso come prassi mafiosa”.
Il Consiglio di Stato
E mentre infuriano le polemiche sul presunto nepotismo, tutta la Rai, ma soprattutto la politica, guarda con una certa ansia al Consiglio di Stato, che domani deciderà sulla sospensiva delle nomine Rai, richiesta da tre candidati al Cda, Nino Rizzo Nervo, Patrizio Rossano e Stefano Rolando. Qualora fosse accolta, i piani della maggioranza, intenzionata a rinnovare il vertice di Viale Mazzini, a mandato ormai scaduto, nelle prossime settimane, sarebbero da buttare.
Ma anche in caso di fumata nera del Consiglio di Stato, per il rinnovo del Cda si dovrebbe attendere ottobre, quando il Tar sarà invece chiamato a giudicare nel merito della supposta incostituzionalità della riforma Renzi della governance Rai. Insomma un pasticcio dal quale Fratelli d’Italia e la maggioranza tutta non sanno proprio come uscire.