Che sollievo – in giorni di tale prostrazione per la strage dei giornalisti di Charlie Hebdo – nel vedere tanta solidarietà attorno alle vittime del terrorismo islamico. Sui social network e nelle piazze (in Italia in realtà non molto reattive) tutti irremovibili nel difendere il sacrosanto diritto alla libertà d’espressione. Poter manifestare il nostro pensiero è la base assoluta della democrazia. Che amaro in bocca però nel guardare un po’ più da vicino chi c’era tra questi campioni della democrazia con la matita in mano. Nella grande manifestazione di Roma, a Piazza Farnese, confusi tra la folla, molti politici che hanno sostenuto l’ultima legge bavaglio all’informazione. E soprattutto i sindacalisti di organizzazioni come la Cgil, che ha chiesto un ingente risarcimento anche a questo giornale – rischiando di farci chiudere e mandare in strada i giornalisti – solo per aver svelato l’enorme giro d’affari dei Caf e delle altre società della Confederazione. La libertà d’espressione non è un concetto a porte girevoli, che val bene per gli altri ma su cui si può sorvolare se tocca gli interessi di casa propria. Altrimenti, quello stare in piazza è solo penosa speculazione.
L'Editoriale